Ho appena finito una telefonata al mio carissimo amico madrileno Jose. Volevo andare a Madrid per Real-Roma ma per motivi di lavoro non ce la farò. Ogni volta che telefono a Jose è splendido come ci sia quella bella confidenza che non è mai passata, che ti permette a distanza di tempo di parlare della propria vita, delle proprie novità in modo non banale, non scontato.
Così con tante altre persone: Xesus, Camille, Celine, Ruben, Teresa. (non citerò qui gli oltreoceano)
L'Europa unita, di cui parlava anche il
Duca, è questo: avere nel proprio vissuto persone che vivono in contesti diversi (ma quanto in fondo se paragonati all'Asia?) ma con le quali condividi le stesse aspirazioni, gli stessi sentimenti, esperienze comuni.
Conoscere un estone ti avvicina immensamente a quello sperduto paese di cui magari hai sentito parlare di sfuggita in qualche libro o telegiornale. E ti porta a considerarlo un po' familiare, lo rende parte di te, ne influenza il tuo giudizio sull'Estonia.
Gli Stati Europei manterranno ancora a lungo il loro carattere nazionale, ma la strada tracciata ci porta inesorabilmente e giustamente verso un avvicinamento continuo, costante.
Non sarà un cammino semplice, ma ci permetterà di creare una vera entità politica unitaria, cosa che oggi non c'è.
A livello monetario il passo è stato compiuto, a livello economico si procede integrandosi via via (vedi energia, trasporti, ecc), ma quello che è cruciale per noi tutti è
l'aspetto culturale.
Solo mescolandoci potremo compiutamente sentirci parte di uno stato più grande del nostro Stato nazionale; in questo senso una esperienza come l'Erasmus (o il vivere in un altro paese) è fondamentale per darci quell'apertura verso gli altri che,
tra alcune generazioni, ci farà compiere il grande salto: ci sentiremo prima europei e poi italiani, così come noi oggi ci sentiamo prima italiani e poi lombardi.
Non era così ad inizio '900.